Sorta nel 206 a c per volere di Scipione L’Africano, la città di Italica si impose ben presto quale punto di riferimento romano nel processo di espansione nella regione Betica, l’attuale Andalusia spagnola. Venne denominata Italica perchè italici furono i primi abitanti, quei soldati feriti che al seguito dell’Africano, reduci della battaglia di Ilipa contro i cartaginesi, necessitavano di cure e di un luogo per rimettersi. La città venne cinta di alte mura, modificate successivamente in base alle esigenze dei suoi abitanti e all’espansione subita agli inizia del II secolo dc. Come ogni città romana, era dotata di un approvvigionamento idrico garantito da un’acquedotto che riforniva anche terme, domus, fontane, edifici pubblici, e naturalmente di una cloaca che raccoglieva le acque reflue e le convogliava nel fiume Guadalquivir. Nel 49 ac, quando lo scenario della guerra civile tra Pompeo e Cesare si profilava anche in Spagna e africa, quest’ultimo volle che Italica divenisse colonia ufficiale di una romanizzazione ormai consolidata. La città quindi si espanse allargando il sito fino a quello della vicina Hispalis, l’attuale Siviglia. Fondamentale fu poi per la città l’aver dato i natali a due tra io Cesari più amati e illuminati della storia antica: Traiano, imperatore dal 98 al 117 ac, e Adriano, che regnò dal 117 al 138 ac. eletti seguendo il criterio del principato adottivo inaugurato proprio con Traiano. 4 secoli dopo la città vecchia venne distrutta, mentre resistette il nucleo che divenne con il tempo Siviglia. La vetus urbs o città vecchia, che corrisponde oggi a Santiponce, a 8 KM da Siviglia, era strutturata a scacchiera e comprensiva di foro, teatro, circo, terme minori, un tempio dedicato alla dea Diana e una serie di domus, di cui le vestigia musive testimoniano la magnificenza. Nell’epoca d’oro dei 2 imperatori romani, la città venne ulteriormente ampliata e abbellita con un traianeum, recinto votato al culto degli imperatori sito nel cuore della nova urbs dall’immenso portico, riproduzione di quello della biblioteca adrianea ad Atene, a cui si accedeva sul lato sud tramite una terrazza con scale laterali, il cui tempio traeva ispirazione da quello dedicato a Marte Vendicatore nel foro di Augusto a Roma. Vetus e nova urbs si armonizzarono completamente diventando un unico complesso senza soluzione di continuità. In situ sono ammirabili le domus del planetario e degli uccelli, così denominate per la scelta del soggetto pavimentale raffigurante, nella prima, le 7 divinità della settimana; nella seconda invece degli uccelli, il cui mosaico, interessante anche da un punto di vista ornitologico, rappresenta il mitico cantore Orfeo circondato da 32 diverse specie di uccelli. Segnalata da tutte le guide è poi la domus dell’Esedra che, occupando ben 4000 MQ del reticolato urbano, poteva permettersi un’esedra, ossia un ambiente semicircolare destinato alla socializzazione, a chiusura di un lungo cortile. Nella domus di Nettuno, così chiamata per uno splendido pavimento musivo che rappresenta il dio con il corteggio di creature marine, degno di nota è poi un altro mosaico, rinvenuto nella piscina del frigidarium delle terme private, raffigurante un labirinto a tessere bianche e nere. O ancora quello della domus di Hylas, a ricordo del mito del giovinetto rapito dalle ninfe nel corso della spedizione degli Argonauti. All’interno dell’odierna Santiponce, fuori dal circuito murario, il teatro, luogo deputato alla messinscena di tragedie greche e commedie latine, testimonia l’antico fasto. Edificato in età augustea, poteva accogliere fino a 3000 spettatori ed era luogo di richiamo per tutta la regione. Per quanto oggetto di saccheggio nel corso del tempo e per questo trasformato, al pari di altri monumenti, in cava a cielo aperto in favore della vicina Siviglia, se ne conservano perfettamente leggibili cavea e scena. MA a Italica non poteva mancare un altro elemento distintivo della romanità: l’anfiteatro, innalzato, al solito, fuori dalla cinta muraria della città nuova per evitare che tafferugli potessero coinvolgere il centro abitato. Al di là della curiosa placca votiva all’ingresso dell’anfiteatro, che a causa del soggetto, 6 impronte di piedi, non potrà non interessare il visitatore, il complesso, ben conservato, darà soddisfazione a bimbi e ad adulti. Costruito in età adrianea e capace di ospitare 25000 spettatori, costituiva un’attrattiva, al pari del teatro, per i centri abitati limitrofi. Gli scavi, iniziati durante l’occupazione napoleonica, non hanno ad oggi ancora riportato alla luce tutto il patrimonio sommerso.
PAPA PIO XII
Il Dio dell’altare sta in mezzo a noi, invisibile, ma testimone fedele, primogenito fra i morti, principe del re della terra, il quale ci ha amati e ci ha lavati dai nostri peccati col proprio sangue e ci ha fatti regno e sacerdoti a Dio suo padre; il primo e l’ultimo, il vivente che fù morto ed è vivente per i secoli dei secoli.
TAGLIARE IL PAN DI SPAGNA
Fatelo raffreddare completamente, poi eliminate la calotta. Con l’aiuto di un coltello seghettato, incidete il pan di Spagna a metà lungo tutto il suo perimetro. Quindi, seguendo questa guida, tagliatelo in senso orizzontale con un altro coltello a lama lunga e liscia, tenendola parallela al piano e poggiando il palmo della mano sulla parte superiore del dolce.
CURIOSITA’
A livello europeo, si stima che l’impatto economico provocato dalle malattie cardiovascolari arrivi a 210 miliardi l’anno, di cui il 53% è rappresentato dai costi diretti sostenuti sai sistemi sanitari nazionali.
LE LENTICCHIE DI CASTELLUCCIO
Sono caratterizzate dalle piccole dimensioni e dalla buccia molto sottile. Non hanno bisogno di essere ammollate: sono infatti pronte per essere gustate dopo solo 25 minuti di cottura. Coltivate nell’area protetta intorno a Castelluccio ( Perugia ), nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini, hanno ottenuto il riconoscimento Igp.
PRIMO MAZZOLARI
Chi ha poca carità vede pochi poveri: chi ha molta carità vede molti poveri. Che strana virtù la carità! Moltiplica i poveri per la gioia di amare i fratelli, per la gioia di perdere la propria vita nei fratelli. E non sbaglia la carità, non fantastica: vede giusto, sempre. L’occhio della carità è l’unico che vede giusto.
CURIOSITA’
Il cane diviene simbolo della fedeltà dal medioevo in poi. Quando la madre di San Domenico era incinta sognò un cane bianco e nero con in bocca una torcia ardente, simbolo dell’Ordine dei Domenicani che fanno la guardia contro i pericoli dell’eresia: Domini Canes. Attributo anche dei santi: Margherita da Cortona, uno spaniel, e Rocco, cane che gli porta il pane. Stefano di Bourboun scoprì nella diocesi di Lione il culto non ufficiale, tributato ad un cane di razza greyhound di nome Guinfort, ritenuto santo e protettore dei bambini.
CANDELINE E COMPLEANNI
L’uso di spegnere le candeline ai compleanni risale a epoche remote. Già nell’antica Grecia, il compleanno della dea Artemide era festeggiato con una forma a forma di luna illuminata da candele accese: se venivano spente con un solo soffio, i devoti della dea avrebbero goduto della sua benevolenza. Nel XIII secolo, il rito riemerse presso i popoli germanici, che festeggiavano i compleanni dei bambini con l’arrivo della torta con un numero di candeline che era pari all’età del bambino più uno: quella in più rappresentava la vita.
FOCACCIA DOLCE TRENTINA ALLE MANDORLE
- 500 gr di farina 00
- 25 gr di lievito di birra
- 75 gr di zucchero
- 25 gr di zucchero di canna chiaro
- 2 uova
- 1 tuorlo
- 1 albume
- 40 gr di burro
- 2 dl di latte
- 2 cucchiaini di mandorle dolci divise a metà
- sale
Stempera il lievito in 1 dl di latte tiepido, impastalo con 125 gr di farina, copri e fai riposare 1 ora. Metti il resto della farina nell’impastatrice, poni al centro il panetto di lievito, le uova, il burro a pezzetti, lo zucchero, un pizzico di sale e impasta con il latte rimasto. Forma una palla, copri con la pellicola e un telo e fai lievitare 2 ore. Preleva 1\4 della pasta, stendila e ritagliala nelle forme preferite con uno o più taglia biscotti. Imburra e infarina una teglia, metti al centro la pasta tenuta da parte dando la forma di un grosso pane, spennella con parte dell’albume sbattuto e applica le decorazioni preparate: al centro di ognuna incolla con l’albume 1\2 mandorla. Mescola il tuorlo con 1 cucchiaino di acqua, spennella le decorazioni e spolverizza con zucchero di canna. Cuoci la focaccia in forno a 200° per 50 minuti. Sforna.
MEZZA SELLA DI AGNELLO CON PISELLI E PISTACCHI
- 1\2 sella di agnello disossata compreso il filetto
- 8 fette di prosciutto crudo grandi
- 1 spicchio di aglio
- 2 fette di pancarrè
- 2 cucchiai di pistacchi sgusciati
- 100 gr di pisellini novelli sgusciati
- 2 rametti di timo
- 1 mazzo di asparagi
- 1\2 bicchiere di vino bianco
- olio extra vergine di oliva
- sale
- pepe
Scotta i pisellini in acqua bollente per 3 minuti. Riduci la mollica del pancarrè in briciole. In una padella, scalda 2 cucchiai di olio con l’aglio sbucciato, unisci i pisellini, i pistacchi tritati grossolanamente e le foglioline di timo. Fai insaporire, aggiungi la mollica, mescola per 1 minuto poi elimina l’aglio e spegni. Stendi la carne, sala e distribuisci il ripieno su metà della superficie: arrotolala, avvolgila nelle fette di prosciutto e legala con spago da cucina. Lava gli asparagi, elimina la parte dura e tagliali a metà per il lungo, condiscili con olio e sale. Metti l’arrosto in una teglia e, a lato, poni gli asparagi e il timo. Inforna a 220° per 10 minuti, quindi abbassa a 200°, bagna con il vino e cuoci ancora 20 minuti. Sforna e fai riposare la carne 10 minuti, coperta da un foglio di alluminio. Servi l’arrosto a fette con gli asparagi e il sugo.
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