RADICI DELIZIOSE

SEDANO RAPA: è una varietà di sedano di cui si consuma la radice tonda, grinzosa e aromatica, dalla polpa bianca. E’ digestivo e rimineralizzante. Va pulito bene con un coltellino e si mangia crudo, affettato sottile, oppure cotto al vapore, al forno, impanato e fritto o nelle minestre e nell’insalata russa.

SCORZONERA: scura all’esterno ma dalla polpa bianca, è una radice lunga dal gusto amarognolo. Contiene una buona quantità di fibre e vitamine. Prima di consumarla va privata della scorza e messa in acqua acidulata perchè si annerisce. E’ buona bollita o passata in padella.

RAPA: ne esistono numerose varietà: quella autunnale milano ha il colletto viola e la polpa bianca. Le rape appartengono alla famiglia delle crucifere, la stessa dei cavoli, e sono ricche di vitamina c, di calcio e di antiossidanti. Dopo averle sbucciate con il pelapatate, si mangiano in genere cotte: bollite, passate in padella, in purè, al forno, nelle zuppe.

BARBABIETOLA: rossa è molto zuccherina, è sconsigliata ai diabetici, è ricca di antociani, pigmenti antiossidanti, sali minerali, vitamine e fibre. Viene spesso venduta già cotta; cruda va sbucciata e lavata con cura e si può preparare in molti modi: per esempio nel risotto, in chips e nei dolci.

 

Pasta con la bieta

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Dosi per 4:
500 g bieta,
350 g spaghetti,
1 spicchio di aglio,
4 cucchiai di olio extravergine di olive,
sale quanto basta.
In una pentola grande ho messo a bollire la bieta in acqua bollente salata, quando la bieta era quasi cotta ho aggiunto i spaghetti.  Nel wok ho soffritto l’aglio tagliata finemeunel olio. Quando la pasta si è cotta ho scolato e ho aggiunto la pasta nel wok. Ho saltato il tutto per bene e ho servito. Questa ricetta e di mamma Teresa,  devo dire che la bieta che abbiamo usato era la cosi detto bieta selvatica ed era così buona la pasta che ho pulito il piatto con un pezzettino di pane e non mi vergogno

COLLANT PHILIPPE MATIGNON NUDITE’

Qualche tempo ho partecipato all’iniziativa Innamorati di nuditè ed oggi ho ricevuto in omaggio questo collant di Philippe Matignon  senza cuciture che proverò con immenso piacere. La cosa che mi è molto piaciuto è che sono 50 den quindi per una freddolosa come me credo che sia molto piacevole. Questo innovativo collant con speciale corpino senza cuciture centrali da una sensazione di libertà e comfort unici. E’ morbido, setoso e accompagna e valorizza la silhouette rendendola femminile come non mai. Indossato sotto gli abiti più aderenti diventerà un insostituibile complice di bellezza.

OMAGGIO RIVISTA STARBENE

Questa settimana con la rivista Starbene c’è in omaggio un burrocacao blistex . Io ho scelto la profumazione orange mango blast. Questo prodotto idrata, protegge e dona freschezza alle labbra. Ha un sapore fruttato. La gustosa miscela tra la frizzante arancia e il dolce mango rende ogni applicazione piacevolmente fresca e gustosa. La formula arricchita con agenti idratanti, nutre e procura un immediato e fresco sollievo a labbra arrossate e screpolate. Con SPF 15 offre un’efficace protezione solare.

MACERATA

La bella Macerata racconta la sua storia nei colori tenui del cotto, nelle facciate senza fronzoli delle chiese o attorno allo Sferisterio ottocentesco, lo stadio dell’antico gioco del pallone col bracciale poi trasformata in teatro lirico. La città d’altronde riflette la dolcezza di un paesaggio che pare dipinto nei colori limpidi di un’eterna estate. tra colline rotonde e borghi di pietra rosa, dal centro in pochi minuti si raggiungono San Severino Marche e Tolentino, rispettivamente custodi di due capolavori della pittura come la Madonna della pace del Pinturicchio e gli affreschi trecenteschi del cappellone della basilica di S. Nicola. La vicina abbazia di Fiastra, gioiello del cuore antico delle Marche è uno splendido monastero medievale in cui la spiritualità cistercense faticosamente resiste all’assalto dei turisti. Anche la circostante foresta maceratese, dove un tempo i monaci si recavano in romitaggio, sopravvive a testimonianza del passato. Tuttavia è il paesino di San Ginesio, raggomitolato sulle colline della Valle del Chienti, ad essere stato riconosciuto come borgo più bello d’Italia. Nella sua piazza principale sorge la chiesa della Collegiata: abbellita da un merletto di cotto, è il simbolo perfetto della grazia, dell’equilibrio e della misura delle architetture marchigiane. All’armonia del paesaggio partecipano anche i suoi sapori: semplici e delicati esprimono una tradizione che non si esaurisce col gusto grasso del ciauscolo o dei vincisgrassi, lasagne farcite da un elaborato intingolo di frattaglie di manzo e rigaglie di pollo. Lascia invece scoprire unicità come la farina di mais quarantino o il visner, il succo alcolico e fortissimo ricavato dalla fermentazione delle visciole. Serrapetrona deve invece la sua fama alla Vernaccia, uno spumante rosso dalle tre fermentazioni. Circa metà dei grappoli viene vinificato all’atto della vendemmia. Il resto è sottoposto ad appassimento naturale fino a gennaio, per ricavarne un mosto da miscelare al vino base ottenuto dalle uve fresche, in percentuali variabili a seconda delle tipologie dolce o secca. La prima, che una volta si beveva con la polenta e la sapa, il mosto concentrato, oggi si destina alla pasticceria. La Vernaccia secca invece è ideale per esaltare il sapore dei formaggi molli, del ciauscolo, delle minestre, del baccalà: ideali compagni di un vino che per mesi, è appassito alla brezza delle colline marchigiane.