GRAPPA

E’ un’acquavite di vinaccia la cui essenza è l’italianità. Per legge infatti si può chiamare grappa solo se è realizzata interamente in Italia con vinacce, bucce e vinaccioli dell’uva, nazionali; inoltre la gradazione alcolica non deve essere inferiore a 37.5°. Il nostro paese vanta moltissimi tipi di grappa, che variano da una regione all’altra per i vitigni utilizzati o per i vini da cui provengono le vinacce; ma anche in base alle diverse culture e tradizioni, che si riflettono nella lavorazione e nella mano del mastro distillatore. Il processo produttivo parte dalla fermentazione delle vinacce, che trasforma gli zuccheri dell’uva in alcol con l’azione dei lieviti. Segue la distillazione con l’alambicco: prima si riscalda il fermentato per fare evaporare i vapori alcolici e gli aromi, poi si raffreddano questi vapori ottenendo un liquido ad alta gradazione. Infine si riduce il tasso alcolico del distillato aggiungendo acqua. I metodi di lavorazione sono 2: quello continuo, che con grandi macchine tratta senza interruzione grandi quantità di vinacce; e quello discontinuo, usato dalle piccole distillerie per quantitativi ridotti. Entrambi danno prodotti di qualità, ma nel primo caso i distillati sono più standardizzati. Quando la grappa è pronta, viene imbottigliata subito o affinata in legno: per minimo 12 mesi quella invecchiata, per almeno 18 la riserva. Quelle giovani hanno un gusto pulito legato al vitigno iniziale; le altri assumono i profumi dolci del legno.

PATATE NOVELLE AL PECORINO

  • 24 patate novelle grandi come un’albicocca
  • 100 gr di pecorino
  • 10 olive nere
  • 2 cucchiai di capperi
  • 1 cucchiaio di foglie di timo fresche
  • 1 cucchiaio di origano  secco
  • 12 foglie di basilico
  • 1 cipollotto
  • succo di 1\2 limone
  • olio
  • pepe

Mettete le patate con l buccia nel cestello della pentola per la cottura al vapore. Portate ad ebollizione 1 litro di acqua e fatelo cuocere per 20 minuti. Nel frattempo tritate assieme il basilico, il timo, i capperi, le olive snocciolate e il cipollotto. Riunite in una salsiera, aggiungendo il succo del limone, l’origano sbriciolato, l’olio e il pepe. Tagliate le patate in 4 a croce, senza sbucciarle. Sistematele in un piatto, grattugiatevi sopra il pecorino e condite con la salsa.

CURRY

Il curry è una miscela di più spezie: predominante è la curcuma, ma ve ne sono almeno altre 10, a volte 20. Le più importanti sono la cannella, il cardamomo, il coriandolo, il cumino, il macis, la paprica, lo zenzero. A seconda delle spezie utilizzate, la polvere di curry ha un colore che va dal giallo intenso al giallo bruno. In commercio si trovano varie miscele di curry, ma le più vicine alla ricetta originale sono quelle prodotte dalle ditte inglesi. Il curry è usato per risotti, carne, piatti a base di pesce, salse per salsicce e per aromatizzare il burro. E’ stimolante dell’appetito, favorisce la digestione e rende più digeribili alcune pietanze.

Per togliere le macchie di curry dovete essere tempestivi: sciacquate subito il tessuto con acqua, quindi tamponate con della glicerina. Dopo un po di tempo mettetelo in ammollo, quindi procedete al lavaggio normale. In alternativa potrete tentare di eliminare la macchia con acqua e ammoniaca ma fate sempre una prova sul lembo di tessuto per accertarvi che non si rovini.

RAGU’ DI GAMBERI E ASPARAGI

Lessate 1 mazzo di asparagi, tenete da parte le punte e tagliateli a pezzetti. Soffriggete 2 cipollotti con 2 cucchiai di olio, unite gli asparagi e cuocete per 5 minuti. Frullate le verdure e cuocete un istante con 4 cucchiai di panna, erba cipollina, sale e pepe. Saltate in padella 200 gr di gamberetti sgusciati con 1 noce di burro, unite le punte di asparagi e mescolate. Lessate 400 gr di gnocchi, insaporiteli nella padella e serviteli sulla crema di asparagi.

ZAINO COME VIAGGIO

Si parte, e per lasciare libere le mani mettiamo tutto ciò che servirà nello zaino e lo issiamo in spalla. zaino deriva dal tedesco arcaico zain, cesta di vimini. Uno zaino non può essere enorme, deve obbligatoriamente essere adatto alle nostre spalle, alla nostra forza e resistenza. Se è troppo pesante, impedisce il cammino e ci blocca nel’emergenza. Preparare lo zaino significa scegliere cosa lasciare, cosa portare. Capire cosa ci serve davvero, cosa no. Per noi, reduci da un’esplosione di benessere e consumismo, preparare lo zaino per un lungo trekking è un buon esercizio, per mirare all’essenzialità e capire cosa non possiamo, vogliamo, fare a meno, pur non essendo un genere di prima necessità. Dover lasciare a casa un sacco di cose avvicina all’essenza del vivere, spesso annebbiata dall’eccesso di superfluo. Molti oggetti hanno un significato più simbolico che pratico: lasciarli a casa obbliga ad interiorizzare le cose che davvero contano, archiviandole saldamente nella memoria e fidandoci di questa custodia inaccessibile dall’esterno. Lo zaino può anche assurgere a simbolo della maturità: vetta che raggiungiamo con lo stretto necessario. Lungo l’erto calle della vita ci siamo liberati degli eccessi, delle illusioni, del superfluo. Si diventa adulti con la ricchezza dell’esperienza e con l’attenzione, la vicinanza e l’aiuto a chi ci cammina a fianco. In senso figurato, potremmo immaginare uno zaino per i sentimenti, i ricordi, le idee,i progetti da portar via; preparandolo, comprenderemmo che cosa della nostra vita è così importante per noi da essere conservato, cosa è in’inutile zavorra. Comprenderemmo anche che cosa non possediamo, ma è di assoluta necessità per il cammino e la salita della vita. E, benchè per noi irrealizzabile, ha un certo fascino l’affermazione dovremmo possedere ciò che possiamo trasportare in uno zaino a passo di corsa.

 

PANINI CON CREMA AL CIOCCOLATO

PER L’IMPASTO:

  • 375 gr di farina manitoba
  • 1 bustina di lievito di birra
  • 75 gr di zucchero
  • 1 bustina di vanillina
  • 1 uovo
  • 50 gr di burro liquefatto
  • 175 ml di latte tiepido
  • 1 cucchiaino raso di sale

PER FARCIRE E DECORARE:

  • 1 tuorlo
  • granella di zucchero
  • 1 busta di preparato di crema la cioccolato
  • 2560 ml di latte
  • 1 busta di pannafix

Setacciare la farina in una terrina larga e mescolarvi il lievito di birra. Al centro del mucchio praticarvi una buca e versarvi zucchero, vanillina, uovo e il burro liquefatto tiepido. Amalgamare il tutto con l’aiuto di una forchetta, aggiungendo un po per volta il latte tiepido e il sale.Lavorare l’impasto sul piano del tavolo infarinato per almeno 10 minuti,  allargandolo con i pungi chiusi, riavvolgendolo e sbattendolo sul tavolo, fino al completo assorbimento del liquido. Rimettere l’impasto nella terrina infarinata, coprirlo con un canovaccio umido e porlo a lievitare in un luogo  tiepido, fino a quando il suo volume sarà raddoppiato, 2 ore circa. Dividere l’impasto ben lievitato in 24 palline e disporle, non troppo vicine, su due lastre foderate con carta da forno. Porre a lievitare in luogo tiepido per circa 20 minuti. Spennellare i panini con il tuorlo sbattuto e cospargerli con la granella di zucchero. Cuocere per 7-9 minuti nella parte media del forno preriscaldato, elettrico 200°, ventilato 190°, a gas nella parte alta 210°. Prima si servire: preparare la crema al cioccolato con il latte e incorporarvi la pannafix. Farcire i panini con la crema.

 

 

NOTO

Splendido frutto del Barocco siciliano, Noto è tra i più rinomati comuni della provincia siracusana con poco più di 24000 abitanti. A seguito dell’ingresso della città nel Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco, oggi il settore turistico registra una crescente espansione, dovuta ai tesori artistici della città. Protagonista della storia antica della sicilia, e città natale del condottiero Ducezio che nel V sec. a.c. difese la città dalle incursioni dei Greci, il cuore di Noto antico si trova sul Monte Alveria, dove è stato rinvenuto un insediamento dell’età del bronzo, a circa 8 Km di distanza dal comune. A seguito del devastante terremoto del 1693, che coinvolse la Sicilia sud orientale, la città, che allor versava in uno stato di grande splendore, venne quasi del tutto distrutta. La sua ricostruzione fù diretta da Giuseppe Lanza, duca di Camastra e rappresentante del Vicerè spagnolo a Noto, e ciò avvenne a 8 Km più a sud rispetto alla sede originaria. Da qui deriva l’aspetto barocco del centro siracusano, per realizzare il quale è stata utilizzata la tenera pietra locale di un colore quasi dorato. Oggi lo splendore del passato sopravvive nelle scenografiche piazze e nelle scalinate che annullano i dislivelli della città. Simbolico ingresso a Noto è la bellissima Porta Ferdinandea, realizzata nel 1838 quando si apprese la notizia della venuta di Ferdinando II di Borbone, Re delle Due Sicilie. Ad un solo arco, la Porta è inquadrata da due semi colonne con capitello corinzio, e conserva l’aspetto dell’epoca. Gioiello dell’architettura civile di Noto è il Palazzo Ducezio, posto innanzi alla Cattedrale, e dal caratteristico, sinuoso profilo, il cui piano inferiore è un vero e proprio loggiato. Realizzato tra 700 e 800, Palazzo Ducezio registra negli anni del 900 l’aggiunta di una sopraelevazione che arricchisce l’edificio. Oggi al suo interno troviamo la Sala di Rappresentanza, a pianta ovale e il cui  interno fù affrescato da Antonio Mazza, che volle rappresentare Ducezio nell’atto di indicare il sito su cui sarebbe dovuta sorgere la sua patria, Noto. Di fronte al Palazzo Ducezio è la Cattedrale cittadina, dedicata a San Nicolò. E’ forse il monumento simbolo del Barocco netino, edificato a inizio 700 e poi sottoposto a rimaneggiamenti successivi, finchè, nel 1996 non avvenne il disastro. Un difetto strutturale mai notato in precedenza, per edificare i pilastri all’epoca si scelsero ciottoli di fiume anzichè conci squadrati, determinò il crollo di un pilone che trascinò con se la cupola, la navata centrale e quella destra, nonchè l’arco trionfale e il transetto laterale destro. Un vero e proprio disastro, che non ha mietuto vittime e che ha imposto una necessaria ricostruzione, onde ovviare al timore che quel prezioso gioiello Barocco siciliano fosse inesorabilmente perduto. Dopo anni di ricostruzione e restauro avvenuto nel rispetto delle tecniche edilizie settecentesche, finalmente il 18 Giugno 2007 la Chiesa è stata inaugurata con una solenne celebrazione alla presenza di alte cariche civili ed ecclesiastiche.

GNOCCHI ALO ZAFFERANO

Fate aprire in una padella 1 Kg di cozze già pulite con 1\2 bicchiere di vino bianco, 1 ciuffo di prezzemolo, 1 spicchio d’aglio. Rosolate 3 scalogni in 4 cucchiai di olio, unite il liquido di cottura delle cozze filtrato, 1 bustina di zafferano e 100 ml di panna. Lessate 1 kg di gnocchi e conditeli con il sughetto delle cozze.

MOZZICHINO

Oggi voglio parlarvi di questa bellissima collaborazione: Mozzichino.

Noi fumatori, sappiamo bene che le nuove norme, e ovviamente il buon senso,  ci impongono di non buttare a terra il mozzicone della sigaretta. Così questa azienda ha pensato per noi il posacenere portatile. Molto comodo da portare in borsetta, viste le sue dimensioni, prodotto interamente in Italia e con materiali riciclati.

La cosa molto comoda è il fatto che questo posacenere ha lo spegnimento incorporato, unico prodotto nel suo genere.

Nato per le sigarette, si presenta come un prodotto utilizzabile per vari scopi; per esempio per contenere il chewing gum dopo il suo utilizzo invece che buttarlo per terra.

Da ora non abbiamo più scuse: dobbiamo rispettare l’ambiente.

Potrebbe essere usato anche come gadget aziendale mettendo il logo dell’azienda che si vuole sponsorizzare.

Non vi resta che visitare il loro sito: http://www.mozzichino.com e soprattutto ricordatevi di rispettare l’ambiente.