Raccontare un episodio chiave della storia di un paese in versione cinematografica non è sempre una cosa facile, soprattutto se si tratta di vicende lontane nel tempo, poichè le esigenze del cinema e la spettacolarizzazione hanno qualche volta la priorità sul reale svolgimento dei fatti accaduti. Questo tuttavia non compromette la qualità del risultato, pur romanzando gli eventi, come ha dimostrato una delle pellicole più riuscite degli anni 90: Braveheart Cuore impavido. L’attore australiano Mel Gibson firmò la regia di questo Kolossal, uscito nelle sale nel 1995. La storia era quella dell’eroe scozzese William Wallace, vissuto nel XIII secolo, che per amore della sua patria e per i suoi ideali di libertà e indipendenza aveva sacrificato la propria vita. Le scelte di introdurre elementi estranei alla vicenda, per altro dichiarati apertamente dal regista in diverse interviste, suscitarono varie critiche, ma il film ebbe lo stesso uno straordinario successo commerciale, incassando oltre 200 milioni di dollari, rispetto ai 70 che erano stati investiti nella produzione. Il piccolo Wiliam Wallace, interpretato da James Robinson, il padre e il fratello scoprono che re Edoardo I Plantageneto, approfittando delle faide interne fra i nobili scozzesi, ha fatto strage dei pretendenti al trono attirandoli con un tranello. I suoi familiari organizzano una rivolta, ma gli inglesi hanno la meglio e William si ritrova orfano, consolato durante il rito funebre solo da un fiore di cardo che una bambina,Murron, gli dona. William si trasferisce dallo zio, Argyle, Brian Cox, che lo cresce insegnandogli in latino e il francese, oltre che ad usare la spada. Una volta diventato adulto, Mel Gibson, ritorna al suo villaggio natale dove incontra il suo vecchio amico Hamish, Brendan Gleeson, e riconosce immediatamente Murron, Catherine McCormack, diventata una giovane donna della quale si innamora perdutamente. Durante una festa per un matrimonio, nel villaggio scozzese arrivano dei nobili inglesi che reclamano lo ius primae noctis, il diritto dell’aristocratico di giacere con la novella sposa senza che nessuno possa opporsi. Proprio per evitare questo infame oltraggio, qualche tempo dopo William e Murron si sposano in segreto, ma i soldati inglesi prendono di mira la ragazza che si ribella. Arrestata, viene brutalmente assassinata, e William reagisce dando inizio alla rivolta. L’esercito ribelle, con molti proseliti, e quello inglese si sfidano a Sterling. I nobili scozzesi pretendenti al trono tentano di mediare, ma William, messosi a capo dell’esercito, con un discorso infiammante e una precisa strategia, conduce i ribelli alla vittoria. Robert Bruce, Angus Macfayden, il principale avente diritto alla corona scozzese, figlio del re in carica malato di lebbra, si infervora per le battaglie di Wallace, ma viene placato dal padre che lo esorta a non prendere posizione poichè nessuno dei nobili è convinto di poter conquistare l’indipendenza. Intanto William continua le sue conquiste nonostante i vari tentativi di ucciderlo, sfumati soprattutto per la complicità della principessa del Galles, Sophie Marceau, mandata dal re Edoardo I a trattare in sua vece, che si innamora di lui a prima vista. Alla fine, dopo l’ennesimo tentativo, William cade vittima di una trappola ordita dal padre di Robert, ignaro, e viene catturato dagli scozzesi e consegnato a Edoardo I, nel frattempo morente, il quale ha espresso il desiderio di saperlo morto prima di spirare. L’eroe scozzese, torturato ferocemente davanti alla folla, resiste e sopravvive alla morte del re, poi grida: ” Libertà! ” prima di essere giustiziato. Edoardo II, salito al trono, ordina che il suo corpo venga fatto a pezzi da disperdere, come insegnamento, in ogni parte del regno, ma il suo sacrificio non è stato vano. Robert, diventato a sua volta re dopo la morte del padre, si mette a capo dell’esercito scozzese chiedendogli, con un commovente discorso, la stessa fedeltà che aveva avuto per Wallace per riconquistare la libertà. Braveheart, girato prevalentemente tra Irlanda e Scozia, dove dominano paesaggi e scorci di una bellezza incontaminata e suggestiva, si dice che abbia avuto l’effetto di risvegliare il sopito senso di appartenenza degli scozzesi, che si sentirono chiamati in causa dagli accorati discorsi divenuti celebri di William, e in qualche modo reagirono agli stimoli patriottici del film di Gibson. La pellicola intanto, forte di 10 candidature agli oscar del 96, ne vinse ben 5 come miglior film, migliore regia, migliore fotografia, miglior trucco e miglior montaggio sonoro, e fu premiata con molti altri riconoscimenti in diverse rassegne cinematografiche.
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.