VELLUTATA DI ZUCCA E CASTAGNE

Lessa e poi sbuccia una ventina di castagne fresche, quindi tienile da parte. Intanto fai stufare 1\2 porro in olio extra vergine di oliva, a fuoco basso per un paio di minuti, e poi aggiungi 500 gr di zucca tagliata a pezzettini e 1 carota. Dopo qualche minuto, metti 1 pizzico di sale, 1 di pepe e 3 bicchieri di acqua. Mettendo il coperchio, fai cuocere fino a quando la zucca diventa morbida, 15 minuti circa. Frulla tutto. Aggiungi 3 cucchiai di farina di castagne, 1 pizzico di noce moscata e frulla di nuovo. Servi la zuppa, aggiungendo le castagne intere messe da parte.

RISOTTO ALLO ZAFFERANO

Tagliare e soffriggere una piccola cipolla bianca in 50 gr di burro e poco brodo. Versare 300 gr di riso e portare a cottura aggiungendo brodo di tanto in tanto. A fine cottura aggiungere il contenuto di una bustina di zafferano, quindi amalgamare aggiungendo un piccolo quantitativo di vino bianco che farete evaporare. Servire ben caldo con aggiunta di parmigiano.

SORBETTO AL VINO FRIZZANTE CON ERBA LIMONCINA

  • 1 bicchiere di vino frizzante
  • 1kg e 200 gr di pesche a polpa bianca
  • alcune foglie di erba limoncina
  • 1 lime non trattato
  • 20 gr di zucchero
  • 2 albumi

Sbuccia le pesche, tagliale a pezzettoni e trasferiscile nel freezer finchè saranno congelate. Lava il lime, asciugalo, preleva la scorza, tritala fine e mescolala in una ciotolina con un cucchiaio di zucchero. Bagna di acqua fredda il bordo di 4 bicchieri e appoggialo sul composto di lime, in modo che aderisca. Frulla la polpa delle pesche congelate con le foglie di erba limoncina e gli album e incorpora il vino ben freddo a filo fino a ottenere la consistenza del sorbetto. Distribuisci nei bicchieri.

TE VERDE OCCHIO ALLE CATECHINE

Gustare una tazza di tè verde è un vero piacere. Si consuma in abbondanza anche per i suoi presunti benefici per la salute, sulla prevenzione di cancro,obesità, diabete e malattie neurodegenerative, ma sono stati segnalati possibili effetti nocivi legati ad alcune sostanze naturalmente presenti in esso, le catechine. Gli esperti dell’EFSA hanno valutato che le catechine presenti negli infusi di tè verde, nonchè nelle bevande istantanee o pronte al consumo che lo contengono, sono generalmente prive di rischi, fino a 5 tazze di tè al giorno. Diverso è il caso degli integratori alimentari a base di tè verde, solitamente utilizzati per il controllo del peso negli adulti, nei quali la maggiore concentrazione di catechine, a dosi superiori agli 800 mg al giorno, potrebbe causare danni al fegato. Attenzione quindi ad assumere questi integratori senza un parere medico.

UN UOMO DA MARCIAPIEDE

Un uomo da marciapiede, venne diretto negli USA, nel 1968, dal regista inglese John Schlesinger, uno dei più collaudati esponenti del Free Cinema londinese. Venne subito considerato uno dei migliori film prodotti a Hollywood negli anni 60, ottenendo 3 oscar: per il migliore film, la migliore regia e la miglior sceneggiatura, di Waldo Salt, da un romanzo di James Leo Herlihy. E rivisto ancora oggi, a differenza di altri film che, con il trascorrere degli anni, mostrano i segni dell’invecchiamento, ha mantenuto intatta la propria carica spettacolare e realistica. La storia si svolge a New York, la metropoli arida e cinica, molto diversa dalla città dalla ricchezza sognata dal protagonista, un baldo giovanotto texano molto amato dalle fanciulle del suo paese. Grazie al proprio fascino e alla propria disponibilità sentimentale, il giovanotto, un bravissimo Jon Voight, giovane attore biondo dal fisico perfetto, che si era fatto le ossa sui palcoscenici di Broadway, parte per New York, deciso a fare lo stallone a pagamento. Con pochi soldi in tasca e un’incrollabile fiducia nei propri mezzi, affronterà la metropoli mettendosi in vendita: quale donna saprà resistere ai suoi sorrisi, alla sua tenuta da cowboy del nostro tempo, ai suoi stivaletti? Ma basteranno poche ore, al nostro protagonista, per rendersi conto che la Grande Mela è molto meno appetitosa di quanto lui sperasse. La sua prima cliente, una tardona che lo fa salire nel proprio appartamento, si rivela a sua volta una mercenaria e ottiene da lui, dopo l’incontro, 20 dollari. Trascorso qualche giorno il nostro protagonista è costretto a prostituirsi agli uomini, nei cinema dell’Ottava strada, ma verrà bidonato dal primo cliente, che dopo essersi divertito con lui gli rivelerà di non avere in tasca neppure un dollaro. La situazione si fa critica e il cowboy di mezzanotte sta incominciando a pensare a un malinconico ritorno in Texas quando conosce, in un bar, un piccolo zoppo ammalato di tubercolosi, Rico, di chiara origine italiana, detto Sozzo, Ratso nella versione originale,  interpretato da un grandioso Dustin Hoffman, reduce dal grande successo de Il laureato. Sozzo, ascoltata la sua storia, si dice pronto, in cambio di qualche dollaro, a risolvere tutti i suoi problemi: lui conosce la persona giusta, che gli farà da impresario presso le belle e ricche signore della città. Il cowboy di mezzanotte gli consegna, fino all’ultimo cent, i pochi soldi che ha in tasca, e Sozzo lo manda in un albergo, dal presunto impresario: il quale si rivela un maniaco religioso, che lo invita a inginocchiarsi e a pregare con lui. Il mancato gigolò fugge spaventato. Adesso la situazione per lui si è fatta veramente difficile: lo vediamo vagare per la città, sempre più malvestito, praticamente alla mendicità. Quando incontra, casualmente, Sozzo, vorrebbe farsi rendere i suoi soldi, ma l’altro è conciato peggio di lui: l’unica cosa che può offrirgli è l’ospitalità in una gelida casa in demolizione. L’infelice Rico, tra l’altro, è sempre più ammalato: ma sempre più febbricitante e squassato dalla tosse, riesce a procurargli un incontro con una donna ricca, Brenda Vaccaro, che oltre a compensare la sua prestazione con 20 dollari, gli promette di procurargli altri incontri con sua amiche danarose. Finalmente il giovane texano starebbe per realizzare il sogno che lo ha spinto a lasciare il suo paese, ma la situazione precipita: Sozzo sta sempre peggio e il texano, che ha incominciato a sentire per lui una forma di amicizia permeata di compassione, capisce che deve aiutarlo. Sozzo coltiva un sogno: lasciare il freddo di New York per trasferirsi in Florida, dove il caldo lo potrebbe far guarire. Un sogno costoso, per il quale occorrono molti soldi: il cowboy di mezzanotte, ora che ha trovato la sua strada, potrebbe guadagnarli, ma deve fare in fretta, dal momento che le condizioni dell’amico peggiorano ogni ora che passa. Preso dalla disperazione, il nostro protagonista accetta l’incontro omosessuale di passaggio a New York; e, una volta nel suo albergo, lo picchia, portandogli via il portafogli. Con quei soldi potrà portare Rico, che lo ha pregato di non chiamarlo più Sozzo, in Florida. Ma alla fine del lungo viaggio, effettuato in pullman, quando la Florida è vicina, Rico, minato dalla malattia, muore. Il cowboy di mezzanotte, dopo aver buttato via, simbolicamente, gli stivali di cui andava tanto fiero, si avvia verso un futuro che appare molto incerto. Un uomo da marciapiede, film amaro e, a tratti, sconvolgente, attaccò il mito dell’America ricca e pronta a offrire a tutti benessere e felicità. Il tanto celebrato sogno americano altro non è, agli occhi del disincantato Schlesinger, che pura illusione, destinata a non potersi mai realizzare. Punto di forza del film, oltre alla bravura di Hoffman e Voight, fu la capacità di Schlesinger di fotografare , senza ipocrisie, il volto più autentico della New York amara.

AL POSTO DEL PANE FRESCO

La storia d’amore degli italiani con il pane ha radici molto antiche. E continua tuttora, anche se tanti consumatori si sono orientati su alternative come cracker, piadine, pancarrè e grissini. Le vendite di questi prodotti crescono da anni mentre i consumi di pane continuano a diminuire. Il fatto è che gli alternativi hanno tanti vantaggi: sono sfiziosi, sono pronti all’uso e si sgranocchiano ovunque, durano a lungo e quindi è difficile sprecarli. Ma reggono il confronto con il pane? Una premessa doverosa. quello dei sostituti del pane è un mondo che comprende tanti prodotti molto diversi l’uno dall’altro. Quindi, generalizzare è impossibile e sarebbe anche scorretto. Non solo, per fare un esempio, è difficile confrontare i cracker con la piadina; ma anche all’interno dello stesso prodotto ci sono tante ricette, molto differenti.Il fatto è che, a parte poche eccezioni, come i grissini, le fette biscottate e i cracker, non ci sono standard ufficiali da rispettare e quindi ogni produttore ha la sua ricetta e usa gli ingredienti e gli additivi che vuole tra quelli ammessi dalla legge. Stesso discorso per i nomi. Ogni azienda è libera di chiamarli come vuole: lo si può facilmente vedere al super, dove si trovano prodotti identici dai nomi diversi perchè realizzati da aziende differenti. Questa varierà si nota anche quando si osservano i prezzi. La legge italiana tutela  le denominazioni commerciali solo di alcuni sostituti del pane. I grissini, specialità di origine piemontese, per essere chiamati così devono avere la classica forma a bastoncino ed essere ottenuti dalla cottura di una pasta lievitata preparata con farina 0 oppure 00, acqua e lievito, con o senza sale. Vietati tutti gli additivi. UN altro caso è quello della piadina romagnola Igp, che può essere fatta solo rispettando la ricetta depositata, farina, sale, acqua, strutto o olio di oliva, niente additivi. Ma non tutte le piadine prodotte in Romagna sono Igp e, inoltre, ma maggior parte di quelle in commercio in Italia viene da altre zone; in questi casi l’elenco degli ingredienti è più lungo. La legge stabilisce inoltre con cosa e come devono essere fatti i cracker, le fette biscottate e i crostini, per cui sono consentiti invece aromi e additivi. Ma queste norme si applicano solo a quelli prodotti in Italia, mentre quelli d’importazione, anche fatti in Stati della Ue, seguono le regole dei paesi di origine. Per la realizzazione di questi prodotti, di solito si usa la farina di grano tenero, ma vengono impiegati anche altri cereali, per esempio, farro, riso o mais. Altro ingrediente molto comune è il malto d’orzo, che si ottiene dalla germinazione del cereale. Viene usato sotto forma di estratto, sciroppo o farina maltata, per facilitare la fermentazione e dare l’invitante colore dorato, simile a quello del grano, che i consumatori si aspettano da questi prodotti. Infine, il capitolo lievito. In genere è chimico, come il bicarbonato acido di sodio, che è anche correttore di acidità, ma può essere di birra o naturale e alcuni produttori ora impiegano anche il lievito madre. Sempre più spesso i sostituti del pane vengono proposti anche nella versione integrale. A caratterizzarli è l’uso di farine che conservano tutte le parti del cereale, endosperma, germe e crusca, e che per questo apportano più nutrienti rispetto a cereali raffinati. Nei prodotti integrali ci sono più vitamine, come la E, minerali, antiossidanti e fibra. Però spesso ci sono anche più lipidi e calorie rispetto ai prodotti bianchi, perchè la farina integrale ha il doppio dei grassi rispetto a quella raffinata. Inoltre, la maggior presenza di fibra toglie sapore e quindi richiede spesso un’aggiunta di grassi e zuccheri per arrotondare il gusto. Attenzione, però, che non tutto quello che sembra integrale lo è davvero: non basta che le fette biscottate e i pani morbidi siano scuri o riportino sulla confezione la scritta integrale. Bisogna verificare che negli ingredienti ci sia la farina di frumento integrale e non la crusca o il cruschello aggiunti alla farina raffinata. SE per fare il pane comune bastano acqua, farina e sale, per ottenere prodotti così friabili occorrono anche un bel po di grassi. In passato si usavano oli vegetali e grassi animali. Poi la ricerca di alternative più adatte alle esigenze tecnologiche ha spinto a preferire oli più economici, in alcuni casi sottoposti ad un processo di idrogenazione. Ma siccome la loro lavorazione provoca la formazione di grassi dannosi per la salute, questi ingredienti sono praticamente spariti; rimangono solo nei prodotti scadenti e sono indicati come grassi idrogenati o grassi trans. Così ora le aziende sono tornate agli oli di qualità usati in origine.

FETTE BISCOTTATE: hanno gli stessi ingredienti del pane, ma sono più ricche di sale e di grassi e contengono meno acqua perchè vengono passate in forno 2 volte, infatti sono dette bi scottate. Meglio quelle semplici che quelle dolci arricchite con miele. E ancora meglio sonno quelle integrali, perchè apportano più fibre e hanno il 7% di calorie in meno.

CRACKER: sono fatti con farina di frumento, sale, acqua e grassi, come olio di semi di girasole, di cocco o di oliva. Dopo una doppia lievitazione, l’impasto viene tirato in sfoglie sottili e cotto per pochi minuti. Ne esistono diversi tipi e per orizzontarsi nella scelta bisogna leggere l’etichetta. Le versioni all’acqua contengono meno grassi, ma non sempre forniscono meno calorie.

CROSTINI E PANETTI: sono ottenuti mediante cottura e successiva tostatura di uno o più impasti lievitati di sfarinati di cereali, anche integrali, e acqua. Secondo quanto stabilito dalla legge possono contenere anche sale, zuccheri, grassi, sia animali che vegetali, malto, crusca, oltre ad aromi e additivi.

GRISSINI: si ottengono cuocendo una pasta lievitata preparata con farina di grano tenero, acqua, lievito e grassi, in genere olio di girasole, con l’eventuale aggiunta di sale e aromi, ad esempio origano o semi di sesamo. I torinesi sono più friabili e hanno un impasto che permette di stirarli a mano. SCHIACCIATINE: sono fatte con farina di grano tenero tipo 0, oli e grassi vegetali, lievito, sale, farina di cereali maltati e un poco di zucchero. Quelle di miglior qualità sono prive di grassi idrogenati, che vanno comunque segnalati in etichetta, e possono contenere anche olio extra vergine di oliva.

PANCARRE’: chiamato anche a cassetta per la sua forma, è fatto con farina, acqua, lievito di birra e grassi, tra cui lo strutto. Può contenere emulsionanti, che mantengono la mollica fresca, e zuccheri aggiunti, come il destrosio o il lattosio. Ne esistono versioni diverse, come quello per tramezzini, più basso e senza crosta, che spesso contiene anche farine di legumi, e quello per bruschette, più grande e dalla fette tonde.

PANI MORBIDI: si parte sempre da farina, in genere di grano tenero 0, ma può essere anche integrale o di semola rimacinata di grano duro, grassi, acqua, sale e agenti lievitanti. A questi si aggiungono zuccheri e latte, fresco oppure in polvere, per mantenere morbido e dolce l’impasto.

PIADINA: farina di grano tenero, acqua, sale, grasso, in genere strutto, talvolta oli vegetali, e lievito per questa specialità romagnola ormai prodotta in tutta Italia, che può contenere anche latte in polvere. Viene venduta sia fresca sia a lunga conservazione.

CURIOSITA’

LONDRA. Ricordata, nel corso di un convegno dedicato alla storia della medicina, l’invenzione, nel 1850, della siringa ipodermica. A idearla furono, quasi contemporaneamente, un medico francese, Charles Gabriel Pravaz, e uno inglese,  Alexander Wood, che sostituirono un piccolo ago d’argento all’apparecchio a stantuffo fino a quel momento utilizzato per inoculare farmaci nel corpo.

PLATONE

Nel secolo IV a.c Atene, benchè avesse ormai perduto la supremazia politica conservava ancora il ruolo di centro intellettuale della Grecia e la scena culturale era dominata dalla dottrina filosofica di Platone, che contiene gli sviluppi più significativi del pensiero socratico. Nato ad Atene, da famiglia nobile, nel 428 \ 427 a.c, e morto a 80 anni nel 348 \ 347 a.c, Platone visse in uno dei momenti più drammatici della vita politica ateniese, quando la città aveva perduto il prestigio e l’egemonia politica e culturale del secolo precedente. Platone, discepolo di Socrate, che aveva già pagato con la condanna a morte la propria opposizione ai costumi del tempo, cercò in ogni modo di risollevare il mondo che lo circondava dal decadimento: indicò la via filosofica e la via politica per innalzarsi sopra la crisi. Allontanatosi da Atene dopo la morte di Socrate, si recò prima a Megara e poi nell’Italia meridionale, fermandosi soprattutto a Taranto e Siracusa. Tornato ad Atene, vi fondò nel 387 a.c. la propria scuola di filosofia, l’Accademia, dal nome dei giardini poco distanti, dedicati all’eroe Academo. Nel 367 a.c ritornò a Siracusa per educare alla filosofia il nuovo sovrano, Dionigi II, ma il tentativo ebbe scarso successo; nel 361 a.c.  fece un terzo ed ultimo viaggio a Siracusa; morirà ad Atene, mentre la città si trovava in guerra contro Filippo il Macedone. Le opere di Platone sono costituite da 34 dialoghi e 13 lettere, ma non tutti gli scritti sono considerati autentici. Platone rifiutò come falsa la forma del trattato e preferì sempre la forma drammatica del dialogo, perchè era convinto che la verità si potesse rintracciare soltanto attraverso il confronto delle opinioni e l’interrogazione. Laddove voleva accedere ai misteri più profondi della realtà, Platone si servì della forma della narrazione fantastica e mitica, dato che non potevano, a suo modo di vedere, essere espressi in modo logico e rigoroso. Egli è l’iniziatore di una delle correnti maestre del pensiero occidentale, quella che rifiuta come principio di verità la realtà sensibile e la considera una copia, una deformazione di una realtà superiore, ideale, perfetta, la realtà del mondo dei modelli intellettuali o idee delle cose sensibili, modelli che hanno un carattere di universalità e oggettività. Per Platone idea ha un significato diverso da quello che poi assumerà nel corso successivo della filosofia e che tuttora conserva. Idea non è una rappresentazione, un pensiero, comunque un contenuto della mente, ma è un’entità oggettiva, esistente indipendentemente dal fatto di essere pensata, qualcosa di assolutamente reale, possibile oggetto di una visione intellettuale. Sostenendo questo punto di vista idealistico, Platone portava a compimento le esigenze della filosofia di Socrate, tesa alla ricerca della verità attraverso il dialogo, cioè attraverso un’esplorazione interiore dell’uomo; convinto di arrivare alla fine della strada che Socrate aveva cominciato a percorrere, superando il dubbio e conducendo la conoscenza e la vita dell’uomo a una vera e propria scienza. Nei dialoghi giovanili, nei quali Socrate compare come protagonista, Platone preparò il terreno alla sua visione della realtà, conducendo un’aspra e radicale polemica contro le false conoscenze in cui ci si imbatte quando si inizia a percorrere il cammino della ricerca della virtù. Poi, si pose per una strada propria che superava i limiti del pensiero di Socrate: affermando che l’uomo possiede la verità, Platone sosteneva che l’uomo ha in sè la scienza come ricordo di una vita precedente. L’anima è immortale e prima di calarsi nel corpo dell’uomo ha vissuto in un mondo superiore, l’iperuranio, dove si trovano le essenze, le idee, di tutte le cose. Lì l’anima ha conosciuto la verità, di cui, poi, scendendo nel mondo terreno, ha mantenuto soltanto uno scarso ricordo. Nel famoso mito della caverna Platone ci illustra metaforicamente la condizione dell’uomo e il suo rapporto con la verità. Gli uomini sono come schiavi incatenati sul fondo di una caverna; essi scorgono sulla parete delle immagini, ombre delle cose originate da una luce che non possono voltarsi a guardare.  Se essi potessero sciogliersi dalle catene si accorgerebbero che le cose che vedono sono dei semplici  simulacri e, infine, usciti all’aperto resterebbero abbagliati dalla grande luce. Le essenze ideali hanno una propria gerarchia  e una struttura complessa di rapporti reciproci: esse si dispongono secondo un ordine di perfezione e di importanza, sino all’idea più alta e perfetta che è l’idea del bene, cui si devono ricondurre la filosofia e tutte le attività intellettuali e pratiche dell’uomo. Platone non mancherà di disegnare il suo ideale politico; anzi l’ideale del bene ha nella mente di Platone un diretto significato politico: il bene individuale si realizza completamente nel bene dello Stato, cioè nella perfetta organizzazione razionale di esso. I lavoratori hanno lo specifico compito di mantenere lo Stato, i guerrieri di difenderlo, i filosofi di governarlo. Indubbiamente l’ideale di uno stato retto da filosofi aveva molto poco in comune con la realtà ateniese di quell’epoca e mai, in seguito, si sarebbe realizzato. Platone, comunque, vi credette fermamente e cercò anche di arrivare a un risultato politico concreto, se pure senza conseguire alcun esito positivo.