O SCARPARIELLO

  • 400 gr di paccheri
  • 700 gr di pomodoro
  • 4 cucchiai di olio extra vergine di oliva
  • 1 spicchio di aglio
  • 5 foglie di basilico fresco
  • 50 gr di strutto o di burro
  • 100 gr di parmigiano grattugiato
  • 60 gr di pecorino grattugiato
  • peperoncino fresco qb
  • sale
  • pepe

In una padella versiamo l’olio e lasciamo scaldare a fiamma bassa. Appena pronto facciamo soffriggere l’aglio e il peperoncino a fiamma molto bassa. Uniamo la polpa di pomodoro e lasciamola cuocere per circa 1\2 ora mescolando di tanto in tanto, avendo cura di non farla bruciare. Aggiungiamo sale e pepe a sufficienza e mescoliamo ancora. La fiamma deve essere mantenuta, possibilmente, bassa. Il sugo dovrebbe essere senso ma non troppo, dato che andremo ad aggiungere i formaggi che contribuiranno a rendere il condimento piuttosto denso. In una pentola alta versiamo abbondante acqua e mettiamola a bollire. Uniamo i paccheri e lasciamoli cuocere secondo il tempo indicato sulla confezione, o anche qualcosa in meno, dato che potremo far mantecare il tutto per un paio di minuti a cottura ultimata. Aggiungiamo una manciata di sale e, appena pronta, scoliamo la pasta e uniamola al sugo mescolando con cura. Accendiamo di nuovo la fiamma e facciamo mantecare la pasta aggiungendo poco per volta i 2 formaggi e lo strutto, in quantità variabile a seconda dei gusti. Per ultimare il piatto aggiungiamo il basilico con il suo inconfondibile profumo e tocco di colore. Ora il piatto è pronto per essere gustato.

Ricetta Pasta allo scarpariello - La Ricetta di GialloZafferano

MENO SALE NELLA VITA

Sale quanto basta? Troppo rischioso. Oggi sappiamo che bisogna stare attenti alla quantità di sale assunta con il cibo, perchè è cruciale per la salute. Superare la dose massima di 5 gr al giorno raccomandata dall’OMS, espone al rischio di molte patologie. Nel nostro paese l’assunzione media di sale è di 10 gr al giorno, circa il doppio di quella consigliata. Come mai ne consumiamo così tanto? In primis, spesso a nostra insaputa, attraverso i piatti pronti e gli alimenti confezionati anche non salati che sono la prima fonte di sodio. Ma anche perchè, secondo alcuni studi, il sale provocherebbe dipendenza, stimolando le aree cerebrali del piacere, come gli oppiacei. Del resto è assodato quanto sia difficile resistere ai cibi salati, patatine in testa. Lo sanno bene le industre alimentari, che puntano su prodotti sempre più sapidi, oltre che ricchi di grassi e zucchero, per attrarre i consumatori. In realtà non sarebbe necessario aggiungere sale ai cibi, è solo una questione di gusto. Assumere meno sale non è impossibile, partendo dall’informazione. Qualche dritta per salare meno? Insaporire i piatti con le spezie e le erbe; condire l’insalata con aceto o limone. senza portare in tavola la saliera; salare l’acqua della pasta in ebollizione, non a freddo; quando si cucinano carne, pesce e verdure in padella salare a fine cottura.

Sale: come utilizzarlo correttamente in cucina ed evitare abusi nocivi

REGALE CASERTA

Dici Caserta e pensi subito, e a ragione, alla sua Reggia. Che è un edificio delle meraviglie, come aveva richiesto di realizzare il re di Napoli Carlo III di Borbone a Luigi Vanvitelli. Il grande architetto obbedì progettando una dimora reale capace di competere, per bellezza e ricchezza, a Versailles: un palazzo da Guinness dei Primati con i suoi 45 mila metri quadrati di superficie, i 5 piani di altezza, le 34 scalinate, le 12 mila stanze. E che decorazioni! Un continuo susseguirsi di stucchi, bassorilievi, affreschi, imperdibili quelli della Biblioteca Palatina che riproducono i segni zodiacali e le costellazioni, sculture, pavimenti a intarsio, come quelli delle Sale di Astrea, di Marte e del Trono. Ma le meraviglie continuano all’esterno: il parco della Reggia è un tipico esempio di giardino all’italiana con un mix inesauribile di prati, aiuole e , soprattutto, giochi d’acqua. Lungo il viale principale, infatti, si susseguono vasche e fontane, ornate da grandi gruppi di statue: l’effetto scenografico è assicurato e raggiunge il suo top nell’ultima fontana, la grande vasca di Diana e Atteone alimentata da una gigantesca cascata di quasi 100 metri. Dopo la Reggia e i suoi giardini, è d’obbligo una tappa al borgo medievale di Casertavecchia situato alle pendici dei monti Tifatini, a circa 400 metri di altitudine, nonchè al Real Sito di San Leucio, riconosciuto insieme alla Reggia, come Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. Sorge su una collina che nel 1750 fu adibita dal sovrano a residenza estiva e riserva di caccia. E’ però nelle pianure che circondano la città che si può ammirare la fauna più ricca, fatta di possenti animali dal manto nero come la pece, le corna affilate, gli zoccoli alti e piatti: i bufali insomma. Oggi come ieri vivono in ampi spazi aperti, coccolati e vezzeggiati; con il loro latte d’altronde si produce il formaggio più amato dagli italiani, e forse il più imitato: la mozzarella. Sempre di latte di bufala sono burro e ricotta locali e c’è anche chi lo impiega per preparare gelati e yogurt. Caserta e i suoi dintorni, ai tempi dei Borboni erano chiamati Terra di Lavoro, sono poi celebri per altre produzioni come quella di straordinari extra vergine e della mela Annurca dalla polpa soda, croccante e aromatica.

Tre mesi di aperture straordinarie ed eventi: così la Reggia di Caserta  sfida la crisi Covid |

L’ERA DI METTERNICH, CANCELLIERE DELL’EQUILIBRIO

Nel corso della storia ci sono eventi epocali che hanno il significato di spartiacque: tutto ciò che preesisteva appare desueto e viene cancellato, nel nome di un nuovo ordine e di un diverso assetto dei paesi interessati. Così fu il Congresso di Vienna del 1814 – 1815, che chiudeva un secolo caratterizzato dall’età napoleonica e prima ancora della rivoluzione francese, e in virtù del quale tutto in Europa fu cambiato, determinando sviluppi e realtà completamente differenti. Molte furono le prerogative annunciate di quel congresso, tra le quali la volontà di rigenerare il sistema politico europeo e una pace durevole fondata su una giusta ripartizione delle forze: progetti molto dignitosi, che in realtà celavano ciò che più premeva ai vari stati europei, ovvero la spartizione tra i vincitori di ciò che era stato sottratto a chi era stato sconfitto. Famosi i grandi protagonisti del congresso di Vienna, come lo statista francese Charles Maurice de Tayllerand Perigord, ex vescovo di Autun, lord Castelreagh prima e il duca di Wellington dopo per l’Inghilterra, lo zar Alessandro I, Karl August von Hardenberg per la Prussia ma, soprattutto, lo statista austriaco Klemens Wenzel Nepomuk Lothar von Metternich, principe di Metternich Winneburg, rappresentante dell’Austria. Spettò a quest’ultimo un ruolo di fondamentale importanza, perchè fu a lui che Tayllerand si appoggiò principalmente nel suo progetto di restituire alla Francia i sovrani che erano stati spazzati via dalla rivoluzione e dall’età napoleonica, in un disegno che Metternich condivideva solo a grandi linee, essendo in realtà sia caratterialmente sia politicamente di opinioni diverse. Nato nel 1773 in una famiglia illustre, studiò giurisprudenza e seguì le orme del padre Franz George Karl von Metternich, ambasciatore imperiale alle corti degli arcivescovi di Triviri, Colonia e Magonza, iniziando così assai presto, dapprima accanto al padre, una inarrestabile e brillante carriera diplomatica di successo. Metternich viene descritto come un uomo di bell’aspetto e dai modi garbati, sebbene alcuni contemporanei non esitassero a considerarlo anche fanfarone e bugiardo: probabilmente si trattò di giudizi a parte. Egli non era certo umanamente peggiore o migliore dei suoi colleghi del Congresso di Vienna, anzi, rispetto a Tayllerand fu considerato più onesto e meno cinico. Ma a prescindere delle doti caratteriali, ciò che più conta, ai fini della storia, è il suo pensiero politico: Metternich era assai più sensibile all’argomento dell’equilibrio rispetto a quello della legittimità, cosa che era destinata a portarlo a un’idea molto personale su un nuovo assetto europeo. Egli considerava la Prussia complementare all’Austria, sulla base dell’importanza dei loro sistemi di difesa: unite, le 2 monarchie avrebbero formato una barriera invalicabile contro le iniziative di qualsiasi sovrano conquistatore, che forse un giorno sarebbe tornato a occupare il trono di Francia o quello di Russia. Così dichiarò la propria contrarietà all’annessione della Sassonia alla Prussia, avendo però in mente qualcosa di più ambizioso: approfittando della scomparsa della Repubblica di Venezia, voleva recuperare le Province Illiriche e installarsi nel Veneto, desideroso di ripristinare il vecchio dominio degli Asburgo in Lombardia. Naturalmente, i progetti di Metternich rientravano in quel disegno di spartizione dell’Europa che costituiva l’elemento di base del Congresso di Vienna e doveva confrontarsi con le ambizioni di tutte le altre potenze europee che vi erano rappresentate. Ed è anche per questo motivo che egli fu uno strenuo difensore del cosiddetto metodo di concerto, strumento essenziale per portare avanti una politica di reciproci accordi tra i vari governi e che trovava modo di esprimersi in 3 tipi di incontri, ovvero il Congresso, in cui le riunioni potevano essere lunghe e laboriose, le Conferenze, riunioni ufficiali tra ambasciatori con protocolli ufficiali, e le semplici Riunioni, ma senza protocolli finali ufficiali. E nello stesso tempo comprendeva che il maggior ostacolo alla macchina diplomatica così congegnata e organizzata erano i movimenti nazionali popolari, che avrebbero minacciato quei propositi in maniera radicale e contro i quali era necessaria la pronta reazione dei governi interessati. In effetti, dopo il Congresso di Vienna e soprattutto nella prima metà del XIX secolo avvennero grandi moti di ribellione, che quasi ovunque furono debellati. Tuttavia, il contesto sociale e culturale a quel punto era già cambiato e continuava a mutare incessantemente, cosicchè la repressione in realtà accelerò ancora di più una serie di eventi ormai inarrestabili. Il liberalismo politico e il principio di nazionalità ne ricevettero grande impulso, portando così, in tempi diversi, alla costituzione di molti nuovi stati, tra i quali la Grecia, la Serbia, la Romania e altri ancora. Metternich non avrebbe mai potuto prevedere che l’artma della repressione, da lui considerata essenziale ai fini dell’equilibrio tra le potenze, ne avrebbe sgretolato in realtà i presupposti.

Klemens von Metternich - Wikipedia

OLTRE LE NUVOLE

L’eclissi penumbrale si verifica quando Sole, Terra e Luna si trovano allineati in questo specifico ordine. I raggi solari, quindi, colpiscono la Terra che gli impedisce di raggiungere la Luna a causa del cono di ombra che si genera. Tale cono d’ombra proiettato dalla Terra, è accompagnato da un cono più ampio detto cono di penombra nel quale solo una parte dei raggi solari vengono intercettati dalla Terra. Dunque se nel particolare allineamento tra Sole, Terra e Luna, la Luna transita totalmente o parzialmente nel cono di penombra, si parla di eclissi penumbrale.

Eclissi penombrale parziale di Luna: cos'è e quando vederla | Astronomitaly

PASTA CON CIPOLLOTTI E RICOTTA

  • 2 – 3 cipollotti freschi
  • 100 gr di ricotta di pecora stagionata
  • 400 gr di semola rimacinata di grano duro
  • 70 gr di guanciale stagionato
  • sale
  • pepe

Impasta la farina con acqua tiepida, circa 250gr, sufficiente ad ottenere una pasta consistente e non appiccicosa. Lavora per 10 minuti finchè sarà liscia e morbida. Falla riposare 1\2 ora sotto una ciotola. Stendila sulla spianatoia infarinata, poi ritaglia tante striscioline. Fai roteare ogni striscia di pasta sotto i palmi sulla sapianatoia infarinata, per allungarla a spaghettone. Fai rosolare in un tegame anti aderente il guanciale tagliato a striscioline, quindi aggiungi il cipollotto affettato fine. Intanto lessa i crioli in acqua salata, scolali e saltali nel sugo, aggiungendo un po di acqua di cottura della pasta. Servi con la ricotta grattugiata grossa e pepe.

Ricetta - Pasta ricotta e cipollotti - Le ricette dello spicchio d'aglio

SPAGHETTONI AGLIO E OLIO CON CREMA DI TRIGLIA E MOLLICATA

  • 400 gr di pasta
  • 1 mestolo di olio
  • 2 spicchi di aglio
  • 16 triglie piccole
  • menta
  • alloro
  • rosmarino
  • pepe rosa
  • mollica di pane
  • sale

Affetta l’aglio e imbiondiscilo nell’olio, versa 1\2 bicchiere di acqua nell’olio bollente e copri subito. A parte fai rosolare le triglie con alloro, aglio, pepe rosa, sale e rosmarino in polvere. Aggiungi un po di acqua e cuoci finchè il pesce non si disfa. Passa la crema nel passaverdure e disponila nei piatti di portata. Lessa la pasta, mantecala nell’aglio e nell’olio, poi suddividila nei piatti e servi.