La Londra vittoriana di fine 800 fu sconvolta da una serie di efferati omicidi per mano di un feroce killer la cui identità rimase avvolta nel mistero. Nonostante le accurate indagini di Scotland Yard, l’assassino non venne mai catturato, ma gli si volle dare comunque un nome: Jack the ripper ossia Jack lo squartatore, lo pseudonimo con il quale venne firmata una lettera recapitata alla Central News Agency il 27 settembre 1888. Era l’autunno del 1888, esattamente 125 anni fa, quando nelle fredde vie del malfamato quartiere di Whitechapel si sparse il terrore, dopo che una serie di prostitute, nel giro di 10 settimane, furono trovate morte, orrendamente straziate con accanimento quasi chirurgico. Le stesse autorità rimasero colpite da tanta violenza e le indagini, partite in sordina, si fecero molto accurate quando divenne chiaro che esisteva un filo conduttore nella scelta delle vittime e nell’atroce maniera di eliminarle. Le umide strade londinesi, avvolte nell’oscurità della notte, non erano più un luogo sicuro, almeno per alcune categorie di persone. Il numero di delitti che gli investigatori attribuirono con certezza all’opera dello stesso omicida fu di 5 donne, ma nessuno, allora come oggi, escluse che potesse essere maggiore. Il primo delitto riconducibile a Jack si consumò l’ultimo giorno di agosto del 1888 in Durwand Street. Si trattava di una prostituta di 43 anni, Mary Ann Nichols. Venne trovata con il corpo sventrato dal quale fuoriusciva l’intestino, l’apparato genitale era sfregiato da una serie di colpi dati forse con la punta dell’arma del delitto e la testa appariva semimozzata. Una settimana più tardi, l’8 settembre 1888 toccò la stessa sorte ad un altra prostituta. Annie Chapman, di 48 anni, fu trovata straziata a Whitechapel in Hanbury Street. Le avevano asportato gli organi riproduttivi, la testa era quasi staccata dal busto e gli intestini deposti su una spalla. Qualcuno aveva sentito delle grida, ma aveva preferito non immischiarsi. Si indagò genericamente seguendo la pista di un maniaco sessuale o di un pazzo, anche se alcune connotazioni iniziavano a emergere: la spietatezza nell’uso di oggetti da taglio, l’accanimento contro donne e la mancanza di violenza sessuale sulle vittime. L’inchiesta portò all’arresto di John Pizer, un artigiano del cuoio che aveva una bottega li vicino, ma fu scagionato nel giro di 2 giorni. Intanto la gente in tutta Londra era molto colpita da questi fatti e la polizia iniziò a sentirsi pressata: un colpevole doveva saltar fuori! Passò qualche tempo senza che nulla accadesse, ma la notte del 30 settembre un’altra donna venne trovata con la gola tagliata. Era Elisabeth Stride e fu vista a terra da un cocchiere che passava in Berner Street mentre aveva ancora fiotti di sangue che grondavano dalle ferite. Il passaggio della carrozza doveva aver impedito all’assassino di terminare la terribile procedura che aveva in serbo anche per lei, per cui l’omicida scovò un’altra prostituta. A Mitre square trovò quella stessa notte una atroce morte Catherine Eddowes il cui corpo fi aperto con un taglio che andava dall’inguine alla gola, il volto sfigurato, la gola di prassi tagliata, gli intestini poggiati su una spalla e gli organi genitali asportati e fatti sparire. Ma il peggio capitò a Mary Jane Kelly del 8 novembre 1888. Il cadavere quasi irriconoscibile, trovato nell’abitazione della donna al civico 13 di MIller’s Court a Dorset Street, era stato ridotto in brandelli, molti organi e pelle asportati, il cuore non fu mai trovato. Mentre la lista delle vittime si allungava, il caso dell’assassino seriale teneva banco in tutta la città. Molte piste venivano seguite e tante persone cercavano di rendersi utili alle indagini, che peraltro sembravano non approdare a nulla di certo. Risalgono all’epoca diverse documentazioni epistolari firmate da Jack o Jack the ripper, ma la polizia non le considerò autentiche e le archiviò. Con Mary Jane Kelly l’ira del killer sembrò terminare, per cui uno dei sospettati di Scotland Yard, Montague John Druitt, avvocato, figlio di un medico, trovato cadavere a dicembre di quell’anno, fu posto in cima alla lista dei provbabili assassini. Nella rosa dei possibili killer comparvero anche un parrucchiere con problemi mentali, Aaron Kosminski, che finì i suoi giorni in manicomio, un macellaio che dalle prostitute aveva contratto la sifilide, un malvivente di origine russa, Michael Ostrog, un polacco che aveva ucciso le sue mogli nei primi del 900 che all’epoca dei fatti abitava proprio in Whitechapel, un furfante che si spacciava per medico e un altro uomo che aveva ucciso la moglie, ex prostituta. Il caso non trovò mai la soluzione, ma le indagini proseguirono nel tempo e le congetture non smisero di susseguirsi. Tra le ipotesi stilate in epoca moderna, apparve qualche nome altisonante tra cui quello del nipote della regina Vittoria, Alberto Vittorio, che sarebbe stato il mandante dei delitti dopo aver preso la siflide da una prostituta, e di Sir John Williams, il medico reale, così simile agli identikit ricostruiti dalla polizia vittoriana, ma anche di sua moglie Lizzie Williams che si sarebbe così vendicata delle amanti del marito.
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