L’URGENZA DI UN NUOVO UMANESIMO

Il nuovo umanesimo è un tema che, seppur in ambiti e contesti diversi, torna spesso nelle testate giornalistiche o nei discorsi ufficiali di politici oppure nei messaggi del Papa. Risuona come esigenza di un mondo nuovo e di un modello di vita più umano; come necessità di modificare uno stile di vita ormai invisibile per l’uomo e di cui anche la natura paga un prezzo troppo alto. Di cosa si tratta in verità? L’aggettivo nuovo richiama l’esistenza di un precedente umanesimo, evidentemente giunto al tramonto. Ma qual’è allora il vecchio e il nuovo umanesimo? E quali sono le sostanziali differenze? L’umanesimo, da un punto di vista storico nasce in Occidente come movimento culturale nel XV – XVI secolo e ha il suo epicentro in Italia. Il termine deriva da humanitas, che nel mondo latino indica l’insieme delle discipline atte a formare e sviluppare l’uomo integrale. Già al tempo di Sant’Agostino, nel IV sec., la cultura occidentale viveva il problema della continuità/discontinuità della cultura greco/latina rispetto all’emergente cultura giudeo/cristiana. Gli autori cristiani dibatterono a lungo su questo tema pur con posizioni differenti. Se, ad esempio, per Tertulliano era impossibile attingere al di fuori della rivelazione, Sant’Agostino invece elabora una sintesi nuova del pensiero, che sa integrare i saperi della cultura classica con le categorie giudeo/cristiane, in visata di un annuncio più efficace del vangelo e della comprensione stessa dei testi sacri. Si tratta di una sintesi funzionale all’annuncio evangelico che ha dimostrato la sua validità per un’intero millennio. Nel XV secolo, con la rinascita delle humanae littarae, questa sintesi viene messa in discussione dagli uomini di cultura del tempo, quali Leon Battista Alberti, Antonino da Firenze ed altri, che mediante l’appassionata ricerca dei testi e delle opere d’arte greco romane trovano un nuovo, antico, modello di uomo da emulare. L’umanesimo pur non affermandosi come cultura anticristiana da però un’interpretazione nuova alla dignità dell’uomo e alla vita terrena rispetto al periodo medievale. Questa posizione sostenuta in particolar modo dai filologi, che avviano una nuova sintesi culturale proprio mediante lo studio dei testi antichi, procura una ricaduta importante del pensiero anche nella sfera politica, basti pensare ad esempio alla confutazione della donatio constantini, ritenuta un falso storico. Si afferma pertanto il primato della cultura, come a dire che si diventa veri uomini solo mediante lo studio e l’emulazione degli antichi e, il primato della dimensione razionale dell’uomo. Attorno a questi valori si struttura il nuovo pensiero e il nuovo modello di uomo. La rivoluzione tecnologica ha messo in crisi questo paradigma plurisecolare, basti pensare solo al fatto che è mutato il modo di trasmettere la cultura, non ci si forma solo ed esclusivamente sui libri, ma attraverso nuovi dispositivi della tecnologia che cambiano le abitudini e la mente degli uomini. L’umanità ha conosciuto sostanzialmente 3 modalità di trasmissione della cultura: nell’epoca antica l’oralità, da Socrate in poi la scrittura e, nel nostro tempo la tecnologia. Questo vuol dire che la lettura e la scrittura non sono più il veicolo principale della formazione culturale degli individui, mentre fino ad alcuni decenni fa la cultura era un valore assoluto, tanto che les tesse figure apicali dei governi delle nazioni venivano scelte tra persone di elevata cultura. Oggi la mancanza di essa non è più avvertita come elemento di disagio o vergogna. Nel nostro mondo la cultura non ha più il primato. La razionalità scientifica, attraverso la quale si può afferrare il mondo ha perso il suo primato perchè vale molto di più il sentire e anche l’opinione si afferma come un diritto lecito. Umanesimo significava centralità dell’umano: l’uomo vale più di qualsiasi altro essere dell’universo e su di lui si regola tutto il sistema, ma oggi non è più così! Certi processi ormai innescati da condotte irresponsabili hanno condotto infatti la nostra madre terra al degrado e alla distruzione, tanto che l’uomo paga il conto.

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